Antonio Oberti
Il pensiero di un artista non è nulla senza il mezzo per esprimerlo e se il suo intelletto è profondo deve disporre di mezzi altrettanto completi per “raccontare “, con tutti i sentimenti in suo possesso, storie di vita o il respiro ampio e profondo della natura. Deve essere capace di entusiasmo nella disposizione dei soggetti, nel modo di collocare gli oggetti, l’aria e la luce che circolano attorno a essi; deve soprattutto liberarsi da tutte quelle pastoie logore e senz’anima e dipingere in modo personale dando alla sua missione di pittore la più ampia risonanza. Venere Chillemi ha ben compreso tutto questo, affidando all’estro e alla creatività, che non l’abbandonano mai, tutta la ricchezza delle sue raffigurazioni pittoriche. Senza alcuna indulgenza alla retorica e alla demagogia. Non c’è dubbio che ella osserva con animo limpido e puro e con trasparenza di concetti per offrirci, assai spesso simbolicamente, una dolcezza ora lieta ora malinconica. Sensazioni per penetrare nel profondo, intuizioni e capacità creative che si aprono al grande mistero della realtà senza lasciarsi fuorviare dalla sola ragione. Sono dipinti caratterizzati da una ricerca formale dove il colore, steso con impalpabili velature, corrisponde ad un sentimento di liberazione; dove la profondità dei mari, la terra, i boschi e l’atmosfera stanno a significare il senso di un rinnovamento interiore che le appartiene. Tanto che tutti gli elementi che circondano le sue figure, sprigionando una spiritualità suggestiva, rendono testimonianza del fremito che l’assale di fronte ad esse, che sono un tutt’uno col suo spirito. Le “creature” di Venere Chillemi, siano esse maternità o segni rivelatori di una femminilità trasparente e fluttuante. Creature palpitanti e misteriose che, di fronte al mare o al cielo, ci trasportano in una dimensione a dir poco surreale oppure vere e irripetibili nel momento che si presentano, perché hanno i lineamenti della grazia e della bellezza. Sembianze che si perpetuano in un’alternanza di ritmi e di volumi dall’innegabile poesia simbolica: un’armonia concepita come segno del suo gioire e soffrire insieme e come possibilità di dare un’impronta più allusiva al suo mondo immaginifico. Lo rivelano le pennellate che, come sogno o miraggio, Venere Chillemi sente vibrare e, lungamente cercate e studiate, tengono salde le ragioni delle proprie scelte. E’ un cammino coerente che chiarisce il suo impegno creativo e l’equilibrio tra concentrazione e disponibilità a rappresentare quelle figure estatiche e sognanti e quello spazio infinito che annulla sulla linea dell’orizzonte il cielo e il mare. Sfumature, sorgenti luminose e trasparenze misteriosamente fuse che la narrazione mette in risalto, rispecchiando la visione di una realtà avvincente e sincera nella sua essenza. Una pittura, per concludere, che impegnando oltre che la fantasia la coscienza morale, l’aiuta a capire se stessa.